lunedì 24 settembre 2012

Le Avventure di Falcor lo Strigo - I - Caccia alla Strega - Parte III

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Dungeon Master: Il buttafuori era stato preciso. Circa un'ora più tardi, più o meno a mezza mattina, arrivò alla vallata che gli era stata indicata. C'era un edificio di legno piuttosto grosso sul fianco della collina che aveva di fronte, ma nella valle, dove un piccolo corso d'acqua scorreva pigramente era sparso un gregge di pecore piuttosto numeroso. su cui vigilava un uomo ed un paio di grossi cani. Il primo, seguito da uno degli animali si mosse nella sua direzione appena lo vide arrivare. Appena la distanza lo consentì Falcor notò subito la somiglianza con Ugaro. Gli abiti dell'uomo che aveva davanti però erano trasandati e sporchi, come se ci avesse dormito dentro per molti giorni.
«Salve forestiero!» disse l'uomo con tono dubbioso.
Orgaro il Pastore
Gli abiti dell'uomo che aveva davanti
 erano però trasandati e sporchi,
 come se ci avesse dormito dentro
 per molti giorni.

Falcor: Continuò a camminare, lo strigo Falcor, per più o meno un ora. Non poté far a meno di volgere lo sguardo attorno a se, ammirando l'immensità di quella bellissima vallata. Purtroppo il lavoro chiamava, cosi, non rallentò nemmeno un istante..I suoi passi lo condussero fin dove sorgeva quella che sembrava essere la casa descritta dal buon buttafuori Ugaro, notò in primo piano il grande gregge di pecore, l'uomo che cercava non doveva trovarsi troppo lontano. Difatti, dopo pochi secondi, scorse la sua figura, in compagnia di un paio di canidi dal mansueto aspetto. Si avvio in sua direzione, focalizzò le proprie pupille su di lui, era proprio simile al suo mandante, su questo non v'era alcun dubbio. Alzò le mani il witcher, non fin sopra il capo, ma solo all'altezza del mento, come cercando di far capire al buon pastore, che non era uno di quei rompiscatole di banditi che abbondavano da quelle parti. «Salve a voi, Ugaro vi manda i suoi saluti, e dice che la moglie e i figli stanno bene.» Si pronunciò cosi l'uomo con le due spade avvicinandosi. «Sono Falcor, molto lieto. Mi trovo qua per quella fantomatica strega di cui mi ha parlato vostro cugino.»
Dungeon Master: «Ah! E' stato molto fortunato mio cugino a trovare tutta questa gente disponibile in così poco tempo! Che gli Dei possano rendergliene merito. Ma la strega non è per nulla una mia fantasia!»

Falcor: Annui lentamente in direzione del contadino, preferiva non dire nulla, ricordava fin troppo bene di donne bruciate sui roghi perchè ritenute streghe quando invece molto probabilmente non erano che guaritrici che con strani intrugli facevano dei miracoli«Come dite voi, buon uomo. Ma ora arrivamo al dunque, e ditemi cosa mi dovete dire...»

Dungeon Master: «Beh suppongo sappiate già quasi tutto: quella strega ha ucciso mia figlia - la voce dell'uomo si ruppe per un attimo - e io voglio la sua testa. E' una megera grassa a dismisura e va in giro nuda, come le streghe vere, con le mammelle che le pendono. Le darei la caccia io stesso se non avessi promesso altrimenti a mia moglie. I cacciatori di streghe che sono passati ieri hanno detto che si era rifugiata nelle rovine della Torre del Leone Rosso, ma non sapevano dove fosse di preciso quindi ho dovuto indicarglielo. Sapete in qualche modo dov'è o devo mostrarla anche a voi?»

Falcor: Inarcò un sopracciglio nell'udire che non era il solo a dar la caccia a questa fantomatica megera. «Cacciatori di streghe avete detto? Mmm..Mi viene da chiedermi come mai non vi siano bastati loro, o come mai non vi siate rivolti unicamente a loro se già sono passati da qua...» Fissò l'uomo. Lo sguardo dello strigo era minacciosi, terribile, e tratti cattivo. Falcor non era cattivo però, era solo quel suo maledetto volto, quel suo essere se, che lo faceva apparire tale. «Indicatemi la torre, e spiegatemi di questa storia, magari ditemi anche qualche nome, potrebbe risultarmi familiare..E state tranquillo, se è una strega vera e propria, saggierà la mia lama d'argento, non restituirà vostra figlia, ma almeno avrete un peso in meso nel cuore, buon uomo.»

Dungeon Master: «Non so rispondervi. Dovreste chiederlo a io cugino perché è lui che li ha ingaggiati: li ho incontrati ieri mattina: avevano una strana attrezzatura. Corde, alcune strane pertiche, attrezzi simili a picconi e credo un badile. Non sembravano cacciatori di streghe, ma quando gli ho chiesto se li aveva mandati mio cugino per dare la caccia alla strega mi hanno risposto di si e che un veggente dell'ordine gli aveva detto che la strega si nascondeva nelle rovine della Torre del Leone Rosso. Però non sapevano dove si trovasse. Strano, no? Li ho portati lì ieri a ora di pranzo, non è lontano da qui ma pochi conoscono il posto, ma non si sono più fatti vivi, forse la strega ha fatto fuori e mangiato anche loro. Non sembravano così terribili come i cacciatori di cui mi ha raccontato qualche volta Ugaro: niente pettorali di ferro e grosse spade come le vostre.»
«Ma se mi portate la testa della strega tagliata con quella vostra lama d'argento posso pagarvi in argento per la sua morte. Non mi ridarà mia figlia
- una lacrima rigò il viso dell'uomo - ma almeno gli altri miei figli e mia moglie potranno tornare a stare con me qui...»
Risalirono la collina dove si trovava la fattoria,
arrivarono in cima e scesero dall'altro lato.
Falcor: Mentre i due camminavano, Falcor ascoltò a piena attenzione ciò che il contadino aveva da dire..Il racconto di per se sembrava molto confuso, e decisamente anormale, probabilmente, v'era qualcosa che entrambi i due interlocutori per il momento ignoravano. Non aveva mai sentito dire di cacciatori di streghe che andavano a caccia con tali attrezzi. Una domanda sorse spontanea allo strigo, forse inopportuna, ma si sentiva di doverla fare. «Il corpo di vostra figlia lo avete trovato, dove?» Naturalmente, a lui non interessava tanto l'ubicazione del cadavere della povera fanciulla, quanto più se lo avesse o meno ritrovato.

Dungeon Master: Il pastore scosse il capo: «Non l'ho mai trovato ne potuto seppellire. Però mia moglie ha visto quella donna orribile trascinarla via e me l'ha descritta. Quando l'ho rivista giorni fa ho capito subito che era lei. Se non avesse terrorizzato gli animali le avrei dato addosso fin da subito. E' una creatura vigliacca...»

Falcor: Forse ancora la figlia del povero contadino non era morta, forse v'era ancora una minima speranza di salvarla. Difatti, sebbene in molti non lo comprendessero, il compito degli strighi era proprio quello di preservare, in un qualche modo, l'equilibrio che v'era tra umani e mostri, non in maniera assoluta come i druidi, ma togliere di mezzo basilischi che si avvicinavano troppo alle città, o contrattare con i paesani stessi per cambiare zona di coltura nel caso infastidisse alcune creature dei boschi, erano fenomeni all'ordine del giorno nella sua professione. Seguì cosi l'uomo fino al posto indicato, rimanendo silente e pensieroso durante tutto il rimanente tempo.

Dungeon Master: Risalirono la collina dove si trovava la fattoria, arrivarono in cima e scesero dall'altro lato. Quindi salirono su quella vicino. Il pastore gli indicò la collina oltre la vallata che avevano davanti, sul cui fianco, a dispetto delle altre c'era un piccolo boschetto, poco più che una trentina di alberi.
«Le rovine della torre sono lì, nascoste sotto i rovi vicino agli ultimi alberi. Non ne resta molto della torre, ma le cripte che ci sono sotto sono ancora in piedi. Ora che le pecore sono a brucare non posso allontanarmi di più... ma se volete aspettare il tardo pomeriggio potrò accompagnarvi fino alle rovine.»

Falcor: «No, andrò da me, lasciate perdere» Si limitò a dire lo strigo, consapevole che la presenza dell'uomo gli sarebbe potuta solo essere di intralcio, già avrebbe dovuto difendere la sua vita, figurarsi se si doveva adoperare per tenere d'occhio quella di un altro.«Vi ringrazio, ci vediamo più tardi, se tutto andrà bene.» Cenno lento di capo, a lenti passi, tenendo puntanto lo sguardo nella direzione dal pastore indicata, lo strigo si avviò. In particolare prestava attenzione all'ambiente attorno a se, famoso per essere ospite di numerosi pericolosi individui, ma la sua mente andava sopratutto a quel gruppo di cacciatori di streghe. Che probabilmente, non lo erano.

Rovine della Torre del Leone Rosso
Gli alberi erano meno fitti di quel sembrava da lontano,
ma erano cresciuti tutti tra delle rovine in muratura,
come se la presenza di queste avesse reso il terreno
in qualche modo migliore.
Dungeon Master: Scese dalla collina lasciandosi alle spalle il pastore e si inerpicò su quella dove si aspettava di trovare le rovine. Gli alberi erano meno fitti di quel che sembrava da lontano, ma erano cresciuti tutti tra delle rovine in muratura, come se la presenza di queste avesse reso il terreno in qualche modo migliore.
Falcor si mosse circospetto tra gli alberi ma nessuna minaccia pareva essere in agguato. Arrivò in fine alle rovine di quella che doveva essere stata una grande torre circolare. Le mura gli arrivavano al più al petto ed erano per metà ricoperte di rovi. Nell'angolo di sinistra una scala, su cui i rovi avevano fatto una sorta di arco scendeva verso il basso. Appeso ai rovi proprio sopra i primi gradini della scala vi era uno straccio o comunque qualcosa di stoffa

Falcor: Tendeva a tenere il baricentro del corpo il più basso possibile, cosi a evitare, sopratutto in un territorio aspro come quello di scivolare. La numerosa presenza di albero e rovi che attorniavano le mura , facevano presagire che si trattasse di un forte veramente antico, uno di quei luoghi frequentati da coloro che si vogliono isolare dal resto del mondo. Sopratutto per gli eremiti, per cosi dire. Stette ben attento, in ogni angolo vi poteva essere un pericolo, ma per il momento, non percepiva nulla nemmeno con i suoi sensi notevolmente aumentati a causa delle mutazioni, se non qualche animaletto tipico di quelle selve. Giunse in prossimità della scalinata che lo avrebbe condotto alla fantomatica torre...La vegetazione era fittamente presente anche li. Ma la sua attenzione non fu attirata da un semplice roditore quale uno scoiattolo o un topo, bensi da quello che all'apparenza sembrava essere un pezzo di stoffa. Si incurvò di poco, allungò il braccio, anche se ad altri poteva sembrar distratto in quell'analisi, lui, in ogni momento, era pronto ad estrarre la propria lama..Perchè per uno strigo a caccia, non v'è mai pace.

Dungeon Master: Osservandolo arrivò alla conclusione che si trattasse di un qualche vestito, di lana di fabbricazione piuttosto grezza.
Lo strappò dai rovi, e constatò che si trattava di una tunichetta, adatta a un bambino: era strappata in molti punti e dove lo era c'erano anche macchie di sangue ormai secche e un paio di ciocche di capelli castani. Sembrava quasi che il piccolo che la indossava fosse sbattuto contro i rovi con una violenza tale da averla strappata di botto da dosso, cosa non facile vista la presenza delle maniche.

Falcor: Fece una smorfia. Prese la tunichetta inzuppata di sangue, e se la legò alla vita, probabilmente al pastore avrebbe fatto piacere riavere, quantomeno, parte della sua piccola. A quanto pare il contadino non aveva tutti i torni, la mano istintivamente, la dritta, si mosse fino all'elsa dello spadone d'argento. Non lo estressa, ne lo sfiorò, tenne solo la mano pronta, pronta ad essere calata sull'ennesimo mostro. Si sporse per un attimo verso l'oscurità della cripta..Quello, era il momento adatto per utilizzare una delle sue odiose pozioni. Ciò per cui gli strighi erano tanto famosi, e temuti. La mano non impegnata ad essere pronta per attaccare, discese fino alla cinta, dalla quale afferrò una piccola fiala. Con la stessa mano la stappò, e rapidamente, la ingoiò.. I suoi occhi in quel momento, mutarono, divenendo ancora di più mostruosi di quanto già lo erano di suo. Si restinsero, assumendo l'aspetto di due pupille nere verticali. Falcor digrignò un poco i denti.. Tenendo un profilo basso, cominciò a camminare, molto lentamente e silenziosamente, scendendo uno ad uno gli scalini. Il suo sguardo, ormai mutato, era fisso sull'ombra sotto di lui.
Scese le scale con cautela, una prima ripida rampa di una
ventina di gradini. Un piccolo pianerottolo
Dungeon Master: Un brivido gli percorse il corpo mentre la pozione scendeva. Scese le scale con cautela, una prima ripida rampa di una ventina di gradini. Un piccolo pianerottolo precedeva un'altra rampa orientata verso la sua sinistra.

Falcor: Scese con cautela, cercando di mantenere il silenzio più assoluto, estrasse lentamente lo spadone dal suo fodero riposto sulla schiena,forse scomodo ed inadatto, ma a Kaer Morher gli avevano insegnato che era il metodo piu adatto se utilizzato bene. La lama brillò per un attimo, a contatto con la luce solare..Era quella d'argento. Da ciò che aveva visto la fuori, era la cosa migliore da fare. La tensione si faceva sentire sempre più forte, passo dopo passo, fin quando l'oscurità non lo prese nel suo freddo abbraccio.Chi diceva che uno witcher di paura non ne aveva, si sbagliava, la paura di morire c'era, c'era sempre stata...E sempre lo avrebbe inseguito. Prima di procedere lungo il pianerottolo, diede un rapido occhio attorno a lui, grazie alla mutazione dovuta alla pozione, riusciva senza problemi a penetrare le ombre. Se non avesse trovato nulla di particolare, avrebbe poi proceduto in direzione della rampa poco più avanti.

Dungeon Master: Non notò trappole nella costruzione ne vi erano spazi dove qualcosa o qualcuno potesse nascondersi, almeno a prima vista.
Scese quindi anche la seconda rampa i cui gradini erano, se possibile, ancor più ripidi della prima. Arrivato quasi alla fine notò che alla fine della scala o al massimo un paio di passi dopo il cunicolo si allargava in un ambiente più vasto, dove si trovava anche una grossa vasca naturale piena d'acqua da cui spuntavano due o tre grosse radici. Un odore di vegetali in decomposizione e di vecchie ossa permeava l'aria.

NOTA: Quanto avete appena letto è la trascrizione di uno o più log di sessione, corretta per quanto riguarda i soli errori ortografici. Il personaggio di Falcor lo Strigo è interpretato da Darkerino.

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