martedì 4 settembre 2012

Le Avventure di Falcor lo Strigo - I - Caccia alla Strega - Parte I

Non lontano vedeva la palizzata del villaggio...
(Illustrazione The Witcher by Adzis)
Dungeon Master: Il sole stava ormai per scomparire oltre le montagne. Falcor però era tranquillo: si era lasciato alle spalle il passo di Ibril già da un paio d'ore e camminava di buona lena sulla tortuosa via carovaniera che serpeggiava tra le colline verso sud. Dietro di sé aveva lasciato la terra antichissima del Rhun, dove dodici Re regnano ma un solo Imperatore comanda, e si stava inoltrando in quelle che fino a cent'anni prima erano terre di frontiera e di conquista e che ora erano solo in parte civilizzate. Le terre della Confederazione. A nord la foresta di Aerin dominata dagli elfi, superbi ma socievoli e dai kir selvaggi e sanguinari uomini felini, ancora più a nord una immensa piana alluvionale punteggiata di villaggi e costruzioni degli antichi aibitatori di quelle terre. In mezzo tra bosco e piana, costeggiando il primo e occhieggiando la seconda sta la via carovaniera, spina dorsale della Confederazione e linea di congiunzione di tutte le città stato che la costellano. E infine, a ovest, terre selvagge dove regna la legge del più forte.
Lo strigo Avrebbe potuto raggiungere Brazan, il Bastione dell'Ovest ed estremo capo della via carovaniera in una settimana, forse meno, ma la sua borsa era ormai quasi vuota e non lontano vedeva la palizzata di un villaggio...

Falcor: I giorni erano passati talmente in fretta, che nemmeno si era reso conto di aver terminato le scorte di carne secca prima del tempo. Per sua fortuna, il comparire delle mura di legno di un probabilmente insediamento umano, lo avevano fatto tornare di buon umore. Lo annoiava il pensiero di dover, una volta giunto, spiegare il motivo del suo viaggio, come di norma in certi casi, chi egli fosse... ed il perchè avesse un sorriso ed uno sguardo tanto orrendo.
I passi dell'uomo, anzi, dello strigo, erano lenti... non andava troppo di fretta, in fondo, come detto in precedenza, mancava poco per giungere ad un luogo popolato. Di fretta... non ne aveva di certo, la fame ancora non lo aveva dominato. Costeggiava la terra battuta da anni ed anni di carovane, cavalli e piedi di vari ed eventuali individui, ormai, mancava poco.

Dungeon Master: arrivò alle porte pochi istanti prima del tramonto. Chiamarle porte era un termine generoso, se si pensava alle fortificazioni imponenti delle città del Rhun: queste erano poco più che dei battenti fatti con travi di legno, spessi si ma non fatti per reggere assedi o guerre: erano buoni solo a tener fuori gli indesiderati tanto stupidi da arrivare a notte inoltrata.
Oltre le porte si apriva la piazza del villaggio dalla forma rozzamente circolare. Le case che la costeggiavano erano per lo più in legno, salvo una torre d'avvistamento e un ampio locale che aveva in pietra solo il pian terreno e che recava l'insegna di un cervo rosso trafitto da una lancia nera. Una locanda di certo. Oltre la piazza altri edifici costeggiuavano quella parte di via che attraversava il villaggio fino a salutarla alle porte meridionali. Rispetto alla relativa calma del viaggio, la piazza era un crogiolo di rumore e vociare mentre mercanti e viandanti cercavano sistemazione o si preparavano a vegliare i carri.

...un ampio locale che aveva in pietra solo il pian terreno  e che  recava l'insegna
 di un cervo rosso trafitto da una lancia nera.  Una locanda di certo

(Illustrazione The Common Inn by  Lord-Of-The-Guns)
Falcor: Lo sguardo dell'uomo dalla nera giubba, si rivolse per qualche istante verso il sol calante, ormai l'ora si era fatta tarda, aveva avuto fortuna. Passare un altra notte in luoghi aspri come quelli, non era da augurare a nessuno, sopratutto in tempi come quelli che correvano, dove i conflitti erano all'ordine del giorno; anche se, in effetti, lo erano sempre stati... Le porte erano ancora aperte, un motivo in più per mantenere il buon umore, avrebbe evitato di dover rispondere alle più assurde domande per entrare. Anche se, una risposta ad una di questa, al perchè fosse giunto li quel giorno, già l'aveva "per lavoro". In fondo, era proprio così, anche se era difficile per alcuni individui comprendere quale fosse il genere di lavoro a cui egli si riferiva. Come molti insediamenti di frontieri, anche questo sembrava essere stato costruito con il semplice scopo di abitarvi, non per altro, a giudicare dall'orrenda e circoscritta piazza. Di tempo, per parlare con i mercanti, chiaramente non ne aveva, cosi, mantenendo la propri andatura, lo strigo si diresse presso l'unico luogo dove avrebbe potuto trovare le tre cose che in questo momento gli premevano: lavoro, cibo ed eventualmente donne. Quest'ultime, le più difficili da trovare, in un luogo com'era quello.
Questo luogo, era la locanda. Ed a meno di spiacevoli incontri, con la mancina avrebbe certamente aperto la porta, e certamente sarebbe entrato. Viaggiava incappucciato, nessuno gli avrebbe dato troppo credito. Questo è quello che almeno lui sperava.

Ugaro il Buttafuori 
Un omone con indosso
una lisa giubba di cuoio
Dungeon Master: Un omone con indosso una lisa giubba di cuoio che accarezzava una corta clava di legno si staccoò dall parete vicina all'ingresso della locanda e fermò i due uomini che precedevano Falcor nel suo cammino verso di essa. «Non vogliamo guai qui - pretese con aria minacciosa - fatevi i vostri affari e se qualcuno non fa altrettanto sarò io a pensarci. Tenete a posto le armi se ci tenete a poter procreare ancora...»
concluse accarezzando la clava di nuovo.
«Hai sentito?» domandò a Falcor mentre i due armigeri entravano «Vale anche per te. Non dare noie e non ne avrai...»

Falcor: Speranze in parte vane le sue, un uomo, palesandosi davanti, cominciò con quelle tanto ripetitive domande. Ripetitive perchè ormai si sentivano quasi ogni giorno. Falcor, naturalmente, osservò la mano dell'uomo sulla clava lignea, per come era stato addestrato a Kaer Morhen sapeva che una di quelle, nel caso in cui fosse stato colpito con sufficente forza, gli avrebbe fratturato senza problemi le ossa. Anche a lui, uno strigo. Ma, sapeva altrettanto bene, che le sue doti gli avrebbero permesso di mozzare il braccio dell'uomo ancor prima che la estraesse. Guardo il buttafuori, annui, non disse nulla. Non v'era da dire nulla, era solo un viaggiatore in cerca di un lavoro, tutto qua.

Dungeon Master: Attraversato un breve vestibolo fu subito nella sala comune, e odori e vociare lo colpirono come lo schiaffo di una donna. Sudore, vino da poco, carne e zuppa cotte e tante troppe conversazioni e rumori di stoviglie e di cibo trangugiato con avidità.
C'erano ancora un paio di tavoli liberi, di quelli più piccoli e anche al bancone c'era spazio. C'erano almeno altri dieci uomini armati oltre lui e nessuno pareva fargli caso più dello stretto necessario ad evitare di sbattergli contro. Una cameriera giovane e dallo sguardo sfacciato però sembrò però notarlo e col vassoio ancora pieno a metà si mosse nella sua direzione come per raccogliere la sua comanda.

Falcor: Lo sguardo suo si posò sugli uomini armati, niente di strano, fin quando non lo avessero provocato gli avrebbe ignorati, come loro probabilmente facevano con lui. Questa rapporto, di ignorarsi a vicenda si intende, rendeva molto spesso più felici tutti. Un accordo comune, quasi, cosi da evitare problemi. Falcor, dal canto suo, preferiva focalizzarsi sul bel faccino della cameriera la quale, con falsa classe, si avvicinava a lui per domandargli probabilmente cosa egli volesse. La anticipò. «Salve, ho bisogno di un tavolo, vino della migliore qualità, qualcosa da mettere sotto i denti ora, e qualcosa da portare via, meglio se carne secca. Si conserva meglio di tutto il resto.» Abbozzò un leggero sorriso, la cicatrice che gli deturpava per una parte il labbro superiore, lo rendeva a tratti sgradevole. Ma in generale, l'uomo, non era un brutto uomo. Non fosse per quei suoi occhi.


Una cameriera giovane
dallo sguardo sfacciato
però sembrò notarlo...
Dungeon Master: Falcor la sentì mormorare «Tutto si conserva meglio vicino a te...» poi la ragazza parve tornare in sé e disse con tono normale: «Si certo, cavaliere, accomodatevi pure a quel tavolo... verrò subito a portarvi il nostro miglior vino, ma riguardo alla carne la nostra migliore è la fresca...» offerse strizzando un occhio e poi scappando veloce verso il bancone, dove un'omone obeso e calvo serviva gli avventori e passava le cibarie provenienti dalla cucina.

Falcor: A quelle parole, della cameriera sfacciata, lo strigo non poté che rimanere piacevolmente compaciuto con se stesso. Quel sorriso, che si era tanto sforzato di fare, a quanto pare era servito a qualcosa. Probabilmente non aveva colto l'ironia di tale gesto, la donna. E sempre probabilmente, era meglio cosi. Si diresse, al proprio posto. I suoi occhi, quelle due fessure verticali che tanto mettevano paura ai bambini, erano fermi ad osservare dapprima l'omone, e poi la ragazza che poco prima gli aveva strizzato l'occhio. Dopo essersi seduto, incrociò le braccia sul tavolo, in attesa.

Dungeon Master: La cameriera fu di parola e tornò da lui poco dopo con una bottiglia di terracotta piena di vino e un boccale di legno.
«Per te il vino viene 3 soldi di rame, cavaliere. Se desideri cenare abbiamo sia zuppa di fagioli che arrosto affogato. Se invece vuoi solo la carne potresti avere quella fresca stanotte e quella secca domattina presto...»

Falcor: Appena giunto, già aveva conquistato il cuore di una fanciulla, un buon risultato per quanto lo riguardava, così, con un altro forzato mezzosorriso a denti scoperti, annui, in direzione di lei. «Va per la vostra offerta..E vada per la zuppa..» Disse, con tono di voce profondo e calmo. Troppo calmo per esser quello di un uomo comune che si trova circondato da individui armati e pericolosi quanto lui.
«Ditemi, signorina, prima di andare, sapete dirmi se da queste parti avete qualche genere di problema..con, chessò io, mostri?»
A quelle sue stesse parole, alzo lo sguardo verso la figura femminile che questa notte, con molta probabilità, avrebbe riscaldato il suo letto. Fissandola, in silenzio, con quei suoi occhi tanto strani e penetranti. Aveva ancora il cappuccio posato sulla testa, per il momento le circostanze glielo permettevano.

Dungeon Master: «Mostri? Allora avevo visto bene! Siete davvero un Cavaliere...» (a Falcor parve che avesse sussurrato anche uno «Stupendo» ma non era certo).
«A parte quelli che di solito (ma fortuntamente non adesso) servo a pranzo e a cena, no... ma ho sentito Ugaro, sta alla porta non puoi non averlo visto - gesto con gli occhi a indicare l'ingresso - che parlava di una strega ieri... Davvero le daresti la caccia se fosse vero?»

Falcor: più fissava la giovane, e più si domandava quanto sciocchi potessero essere stati i suoi genitori per concepire una ragazza tanto strana. A lui erano sempre piaciute comunque le ragazze strane, solitamente, al letto, erano quelle che si rivelavano più fantasiose. «Una specie di cavaliere... Capisco, mentre attenderò la zuppa, ci farò due chiaccere.» Detto ciò, rivolgendo un cenno di capo alla bella, con tanto di abbozzo di sorriso, ormai fin troppo abusato in questa occasione, tornò indietro alla ricercà di quell'uomo, Ugaro. Era proprio vero, nelle locande si trova sempre di tutto. "Lavoro, Donne, e Vino."

NOTA: Quanto avete appena letto è la trascrizione di uno o più log di sessione, corretta per quanto riguarda i soli errori ortografici. Il personaggio di Falcor lo Strigo è interpretato da Darkerino.

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