domenica 10 novembre 2013

Le Avventure di Izzy Spoon - III - Bandito nella Palude Antica - Parte I

Dungeon Master: Si svegliò quasi di soprassalto, sentendosi intontito ed intorpidito.
Guardandosi intorno vide che era in una caverna poco profonda e da un entrata poco lontana veniva una luce, piuttosto intensa.
Muovendosi notò che per terra vicino a lui c'era il suo zaino e che aveva riposato avvolto in una pelliccia ruvida ma molto calda di un color grigio scuro. Vicino a lui c'era il suo zaino, le sue armi e una cesta di metallo.

Izzy Spoon: Assonnato si mise seduto, non senza una certa fatica. Sentiva un martello nella testa che cercava di uscire facendosi largo attraverso il suo cranio. I casi erano due: o i nani lo avevano avvelenato o aveva preso la sbornia del secolo ed era svenuto. Decise per la seconda. Cercò con lo sguardo qualcuno attorno a lui. La luce lo stava abbagliando.

Dungeon Master: Si guardò meglio intorno ma sembrava non esserci nessuno. E la caverna pareva una normale caverna, nulla a che fare con la squadrata e precisa architettura nanica.

Pan di via nanico
Consuma i pani con moderazione. Sono molto nutrienti una
fetta equivale ad una di carne. Durano molto a lungo.
Izzy Spoon: “Vuoi vedere che mi hanno abbandonato qui, all'uscita, come un cane qualsiasi?! Nani: non li capirò mai.” Presto si rese conto che era effettivamente così. Se erano andati via allora significava che avevano vinto, così aveva detto Daun almeno. Era contento per loro ovviamente, ma il fatto di essere stato scaricato così, per la seconda volta, lo urtava parecchio, Prima Evver, poi Daun: era stato trattato come un sacco di verdure al mercato. Ma non era stato tutto vano: forse non era diventato un membro della comunità dei nani, ma almeno aveva ricevuto preziosi doni, ed era più ricco di qualche moneta. Inoltre aveva trovato dei possibili alleati per il futuro, anche se dubitava che Evver avrebbe approvato il tipo di vita che stava per accingersi a condurre.

Dungeon Master: Mettendo in ordine le sue cose capì subito che il contenuto della cesta di metallo non era tra queste. Dentro vi erano, oltre ad una pergamena arrotolata, due involti contenenti ciascuno una specie di pane rotondo e molto pesante per quello che sembrava, un piccolo pugnale, più un coltello da caccia, ma dalla lama d'acciaio e il manico di una lucente pietra verde, un boccale di peltro lavorato con maestria con delle incisioni raffiguranti nani in armatura che brindano con dei boccali ad una qualche vittoria e. più pesante di tutto. un piccolo barilotto, il cui contenuto era sufficiente a riempire il boccale almeno una decina di volte.
La pergamena non era chiusa ed era vergata con una calligrafia precisa e squadrata in lingua comune: ‘Buon viaggio. Il coltello e la birra sono le scuse di Braug. Consuma i pani con moderazione. Sono molto nutrienti una fetta equivale ad una di carne. Durano molto a lungo. Per trovare la Via della Cenere devi uscire dalla valle verso est. Nella direzione delle dita dei piedi. Sta in guardia, la palude non è sicura’.

Izzy Spoon: Raccolse le sue cose e le mise nello zaino in maniera ordinata. Pulì le sue armi dal sangue rappreso degli orchetti e le controllò accuratamente come gli era stato insegnato. Quando fu pronto si diresse verso quella luce abbagliante, un faro naturale che l'avrebbe condotto fuori dalle tenebre di quella miniera, ormai tomba. Riflettendo meglio, forse avrebbe dovuto ringraziare Daun: era vivo, era ancora vivo. Aveva un obbiettivo: trovare sua madre, l'unica persona che sapeva chi era realmente. Quante altre volte avrebbe dovuto mentire, nascondersi, combattere, uccidere, rischiare tutto? “Tutte le volte che sarà necessario”, si rispose, avanzò e si lasciò avvolgere dalla luce.

Dungeon Master: Lentamente, mentre si sistemava meglio lo zaino in spalla, divenuto un vero macigno dopo avervi assicurato il barilotto, il giovane si avviò verso la luce.
Ne rimase per qualche momento parzialmente accecato anche se questa non era per nulla intensa come gli era parso dopo essere stato per giorni alla modesta luce delle torce.
La grotta sbucava a taglio di una parete rocciosa sulla destra, mentre alla sua sinistra c'era una specie di grande gradone di roccia che però era liscio ed aveva una forma lievemente curva. Girandosi, notò che pareva non esserci traccia dell'accesso alla grotta da cui era appena uscito.
Per il resto era giorno, ma l'ambiente circostante era pervaso d'umidità e c'era una sorta di nebbiolina che non gli permetteva di vedere a più di una ventina di passi di distanza. La vegetazione era scarsa e la terra bagnata e fangosa.

Izzy Spoon: Izzy guardò la parete rocciosa: decisamente troppo per lui, senza gli strumenti adatti, con uno zaino così pesante. Si maledisse per non aver portato una corda. Decise per un'altra strada.
Si avvio verso la parte di roccia, stando attendo al peso dello zaino.

Dungeon Master: Guardandosi intorno, notò che il gradone liscio pareva digradare allontanandosi dal punto in cui lui si trovava. Poteva seguire quello o la parete di roccia o avventurarsi in quella che il nano aveva descritto come una palude.
Cominciò a seguire la parete di roccia e andò avanti per meno di cinquanta passi, prima di trovarsi davanti un altro gradone liscio che sporgeva dalla roccia verso sinistra digradante anch'esso e molto simile a quello che aveva visto poco prima.

La statua era stata scolpita usando un'intera parete di roccia,
raffigurata come se vi fosse seduta sopra. Ma era molto antica
e oramai in rovina. Non ne restavano che le gambe piegate e
traccia delle dita della mano destra posate sulla gamba stessa.
Izzy Spoon: Izzy guardò scoraggiato la parete di roccia. Stessi problemi di prima. A questo punto rimaneva una sola strada: la palude. I nani lo avevano messo in guardia, ma senza una corda non vie era possibilità di riuscire nell'impresa, almeno senza rinunciare al suo zaino, cosa che non era disposto a fare. Rassegnato, si avviò nuovamente verso la nebbia.

Dungeon Master: Avanzò lungo il gradone che si abbassò sempre di più man mano che procedeva, fino ad arrivare all'altezza della sua testa, a quel punto, quasi bruscamente, terminò con una protuberanza semicilindrica che dava l'impressione di essere ben poco naturale.

Izzy Spoon: Izzy vide l'occasione che prima gli era mancata. Si tolse lo zaino dalle spalle e lo appoggiò sulla protuberanza. Poi, usando le braccia, si issò a sua volta.

Dungeon Master: Salì facilmente sul gradone. La superficie della protuberanza era come ricoperta da una specie di lastra di pietra nera, ben diversa da quella di cui era fatto il gradone. Guardandosi intorno Izzy notò che vi erano altre quattro protuberanze più piccole che seguivano quella su cui si trovava, ciascuna sormontata da una lastra di pietra nera.
Guardandone il profilo e il gradone verso la montagna il giovane comprese che si era appena arrampicato sull'alluce di un immenso piede di pietra.

Izzy Spoon: Izzy si guardò attorno meravigliato dall'immensità della statua. Non aveva mai visto nulla del genere. E adesso? Cosa poteva fare? Il primo pensiero fu quello di provare ad arrampicarsi fino in cima. Si rese poi conto di quanto la cosa fosse irrealizzabile. Allora cominciò a guardarsi attorno, cercando una possibile via alternativa per aggirare la palude.

Dungeon Master: La statua era stata scolpita usando un'intera parete di roccia, raffigurata come se vi fosse seduta sopra. Ma era molto antica e oramai in rovina. Non ne restavano che le gambe piegate e traccia delle dita della mano destra posate sulla gamba stessa.
Da sopra al piede gigante aveva una visione migliore e il suo sguardo riusciva a spaziare per circa un centinaio di passi entro la palude.
La parete di roccia proseguiva sia alla sua destra che alla sinistra dell'altro piede, ma restava invalicabile per quel che poteva vedere.
La palude però non era quell'acquitrino che si era immaginato, ma una specie di brughiera nebbiosa, non diversa da quelle dell'entroterra del suo paese, che aveva attraversato nei primi e precipitosi giorni di fuga. In lontananza, quasi al margine della sua visuale, scorgeva a tratti una specie di linea grigia, forse una successione di pietre, che pareva correre parallela alla parete rocciosa.

Izzy Spoon: Izzy, vedendo quel paesaggio meno minaccioso di quanto si era aspettato, si rincuorò un po'. Dal momento che da quella posizione non poteva proseguire, decise che sarebbe passato per la brughiera, il più in fretta possibile, evitando problemi. Tornò dalla direzione da cui era venuto, scendendo di nuovo lungo la protuberanza che aveva poi scoperto essere un dito.

Dungeon Master: Il giovane si allontanò dalla parete e dalla statua ciclopica inoltrandosi nella brughiera. L'umidità era percettibile ma notò l'assenza di acqua stagnante in quella zona, c'erano si alcuni arbusti, ma per lo più il terreno era spoglio. Si era allontanato di circa un centinaio di passi dal piede della statua quando incontrò la linea grigia che aveva avvistato. Ma non si trattava di un muro o qualcosa del genere, quanto di una pavimentazione rialzata, le cui pietre levigate parevano essere lì da sempre e erano circondate da erbacce e muschio che però non erano ancora riusciti a intaccarne del tutto la compattezza. La strada, se così ci si poteva azzardare a chiamarla, correva, per quanto Izzy potesse arrivare a vedere in quella foschia, parallela alla statua per poi curvare bruscamente verso sinistra, mentre pareva continuare dritta nell'altra direzione.

Izzy Spoon: Izzy si guardò attorno: cominciò a cercare un'indicazione, un cartello rotto, qualche segno sulla roccia, qualsiasi cosa che gli impedisse di scegliere la strada a caso.

Dungeon Master: Scrutò a lungo e con attenzione la strada e le sue immediate vicinanze, ma non trovò nulla che potesse aiutarlo. D'altronde non si trovava ad un incrocio quindi era improbabile trovare un qualche genere di segnali che indicassero la via.

Izzy Spoon: Izzy non sapeva proprio che pesci prendere. E non gli veniva in mente nulla che potesse aiutarlo in quel momento. A malincuore decise di tirare a sorte per scegliere la strada da seguire: l'ultima opzione, la più disperata.

Bloedzuiger
Izzy comprese che era umanoide solo molto vagamente,
ma si trattava più di una mostruosità: una specie di
verme dalla bocca dentuta ma dotato di un torso con
due braccia, più simili a tentacoli però che
terminavano ciascuno in un enorme artiglio puntuto.
Le gambe poi non erano che altrettanti tentacoli su
cui la creatura si trascinava lenta, ma
apparentemente inesorabile.
Dungeon Master: La sorte che uscì dal lancio della moneta fu quella di scegliere la via che proseguiva diritta, e così fece.
Camminò per un bel po', seguendo la vecchia strada lastricata mentre questa si allontanava dalla parete di roccia, fino la lasciarla lentamente scomparire nella foschia che sembrava opprimere quella zona.
Ad un certo punto intravide a sinistra una sagoma umanoide che avanzava lenta nella foschia, inequivocabilmente diretta verso di lui.

Izzy Spoon: Izzy intravide l'ombra e gli si raggelò il sangue nelle vene. Accelerò il passo poi cominciò a correre dritto, sempre più veloce. Sentiva gli oggetti nello zaino che sbattevano e cozzavano.

Dungeon Master: Una persona meno abile di Izzy avrebbe probabilmente inciampato dopo pochi passi nel correre su quella pavimentazione sconnessa e muscosa, ma il giovane riuscì a percorrere di corsa un bel tratto e, dopo un po', si trovò senza fiato, ma la figura che aveva cercato di avvicinarglisi sembrava essere stata seminata.

Izzy Spoon: Izzy era esausto. Si concesse qualche secondo, poi si guardò intorno.

Dungeon Master: Non c'era granché da vedere, l'unico riferimento visibile erano le pietre della strada: a destra e a sinistra vi era solo qualche sprazzo di vegetazione e qualche pozza di fango. Preso fiato notò che davanti a sé la foschia era lievemente più scura, forse non era lontano dalla parete della montagna.

Izzy Spoon: Izzy capì di aver preso la strada sbagliata. L'unica cosa da fare era girarsi e tornare da dov'era venuto. Sperò di non incontrare di nuovo l'ombra e si diresse a passo svelto nella direzione opposta.

Dungeon Master: Tornò indietro guardingo, ma non fu fortunato: la creatura in qualche modo aveva continuato a seguirlo e stavolta la foschia non ne velò i tratti. Izzy comprese che era umanoide solo molto vagamente, ma si trattava più di una mostruosità: una specie di verme dalla bocca dentuta ma dotato di un torso con due braccia, più simili a tentacoli però che terminavano ciascuno in un enorme artiglio puntuto. Le gambe poi non erano che altrettanti tentacoli su cui la creatura si trascinava lenta, ma apparentemente inesorabile.

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